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Vedo cose, faccio gente, leggo libri #6

Questo mese ho avuto tante cose belle, finalmente. E sono stata così fortunata da avere anche tanto tempo per me stessa. Questo è quello che ho combinato.

I. Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore, la stessa impressione di smarrimento che prova -appunto- il Lettore mi ha accompagnato per tutta la durata del romanzo. Provare a spiegarlo è come districare una matassa, eppure alla fine resta qualcosa di chiaro. Lo prendo come un inno alla lettura e un omaggio al lettore. Secondo me Calvino si è divertito un mondo a scriverlo. Ogni volta che si apre un nuovo libro ci si assume tutti i rischi che ne derivano, e non sono pochi, in questo caso c'è fino alla fine c'è un'intensa frustrazione che solo alla fine viene smorzata.



M. Atwood, Il racconto dell'ancella, non so se sia stata la troppa aspettativa ma provo quella sensazione che qualcosa manchi. Sicuramente avrei voluto un finale. E anche un introduzione che mi permettesse di calarmi meglio nelle vicende e nel contesto che invece mi sono rimasti parecchio nebulosi. Resta comunque una distopia ben costruita, incentrata sulla figura e sul ruolo delle donne in una società malata. Magari sarebbe utile che i promotori del fertility day ne facessero una lettura veloce. Della stessa autrice ho apprezzato di più L'altra Grace.

J. Wood, Come funzionano i romanzi, non mi trovo a condividere l'entusiasmo generale per questo saggio, in alcuni capitoli ho fatto fatica a stare dietro alle sue argomentazioni (il primo capitolo per esempio) mentre in altre l'ho trovato un po' arbitrario. Penso che dovrò riprenderlo in un altro momento per riuscire a cogliere meglio tutto quello che Wood voleva dire.

P. Ness, Sette minuti dopo la mezzanotte per me, questa,è stata una lettura davvero deprimente, un romanzo per ragazzi che parla di malattia, c'è un elemento magico ma fatica ad amalgamarsi con il resto. Tutte le figure degli adulti sono negative e assolutamente incapaci di affrontare la situazione che sì è drammatica -ma insomma- loro dovrebbero essere gli adulti e invece sono così stereotipati da far prudere le mani.

G. R.R. Martin, Libro terzo e quarto, Le cronache del ghiaccio e del fuoco, e niente questi sono altri due mattonazzi di 1000 pagine che nulla tolgono e nulla aggiungono. Dove si vuole andare a parare è ancora poco chiaro,

T. Pratchett, Il prodigioso Maurice e i suoi geniali roditori,  Pratchett si conferma l'abile narratore che ho incontrato nella saga del Piccolo Popolo, infatti per molti versi i topolini mi ricordano i Gnomi. Pratchett ogni volta cerca di raccontare come si sviluppa la coscienza (di sè, del resto del mondo e in senso lato) in un popolo neonato e lo fa in modo divertente e davvero intelligente. Maurice poi è un personaggio che non si può non amare.


Invece di serie tv ne ho guardate poche, ho scoperto Ravenswood (spin-off di Pretty Little Liars), non so come abbia fatto a metterci tanto ma finalmente ho scoperto cosa ha fatto Caleb quando ha trovato la sua foto su quella lapide. Francamente non capisco come dopo gli avvenimenti di queste dieci puntate, Caleb, riesca a tornare nella serie madre senza scompensi psicologici. Qui è tutto molto sovrannaturale mentre a Rosewood dietro c'è sempre qualcuno di estremamente reale, per questo le due dimensioni non si sposano bene, in una abbiamo una situazione che accetta spiegazioni che valicano il mondo tangibile nell'altra ne abbiamo una, che per quanto inverosimili, si attiene sempre a fatti reali. Per i fan della serie madre resta comunque da vedere, per gli altri...bè non vi perdete nulla.

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