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Fare la differenza


Gli anni del liceo per me sono stati bellissimi e se provo a pensare cosa li ha resi tali, non ho nessun dubbio, è stata la passione. Sono spaventata dalle cose troppo belle perché appena sono finite hai  già la consapevolezza che mai più sarai felice allo stesso modo.
Ora è tutto un po' diverso, tutto più ovattato, meno intenso, e forse vuol solo dire che sono cresciuta; non è che non sia felice, non è che non sia innamorata, non è che non abbia più ideali.
Tipo il 25 aprile, quanto mi piaceva il 25 aprile, finché il mito della resistenza non mi è apparso appunto come un mito, ne riconosco l'importanza ma mi sembra una cosa così lontana, distante che non riguarda più questa vita. Sono diversa mi han detto, eppure mi sento la stessa.
Eppure una differenza c'è: facevo qualcosa. Viaggiavo di più, manifestavo di più, mi spendevo di più, ero più ricca, pensavo di poter fare la differenza, poi mi sono scoperta sola. La disillusione che porta a rifugiarsi nei libri, nella letteratura, in quante manuali di italiano l'abbiamo già letta questa storia? La solitudine che si nutre di altra solitudine, quell'ansia di essere diversa mi ha portato a voler prendere le distanze da qualunque gruppo potesse essere etichettato, identificato e definito.
Ho sbagliato a lasciar perdere certe cose, essere un mattone nel muro forse non è così terribile, a patto che sia il muro giusto; avrei dovuto ricordare che ogni partigiano era uno ma insieme divennero Resistenza.

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