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ῥόδον


C'era una volta un uomo che aveva trovato il seme di una pianta molto rara, preziosa e delicata; per questo si sentiva molto fortunato, in realtà anche quello specifico seme era stato molto fortunato perché non avrebbe potuto trovare uomo più adatto a prendersi cura di lei. L'uomo annaffiava il seme con molta cura, mai troppo poco perché non seccasse né troppo spesso perché non affogasse, lo esponeva al sole nelle ore più favorevoli e lo proteggeva durante le tempeste. Dopo molti mesi di cure ininterrotte, finalmente, un germoglio riuscì a distruggere il duro involucro che protegge ogni seme e ad affacciarsi al mondo esterno. L'uomo non poteva essere più felice né la pianta più fortunata.
Purtroppo il caso volle che proprio allora l'uomo dovette assentarsi, era infatti scoppiata una guerra e il re stava radunando l'esercito. L'uomo non aveva altra preoccupazione che lasciare il suo germoglio in un luogo sicuro affinché non appena fosse tutto finito potessero ricongiungersi, dopo molte meditazioni si risolse a sotterrare  il germoglio nel giardino dietro casa sua e con il cuore colmo di preoccupazione partì.
La pianta, come tutte le creature che sanno di essere rare e delicate, aveva un carattere duro e inflessibile e non potete immaginare come si sentì abbandonata, sepolta sotto la gelida terra. furono giorni di battaglie per l'uomo e giorni di rancore per la pianta che frenata da tutti quei cattivi sentimenti non riusciva a sbocciare, la verità è che presa com'era dalla sua rabbia nemmeno ci proverebbe a infrangere il muro di terra sopra la sua testa. Se solo avesse potuto immaginare che quel brav'uomo l'aveva lasciata lì per proteggerla. Passarono molte lune prima che l'uomo potesse fare ritorno, ma quando finalmente varcò il cancello che immetteva nel giardino non trovò quello che si aspettava: al posto del vigoroso arbusto che avrebbe dovuto nascere c'erano pochi rami rinsecchiti e incapaci di produrre fiori e frutti.
Quell'uomo che a dire il vero era molto straordinario si armò di pazienza, innaffiò la sua pianta anche con le lacrime quando necessario, finché finalmente una gemma spuntò tra le foglie annerite. E fu festa e fu gioia ed entrambi avevano capito l'altro non poteva esistere da solo e capirsi era molto più facile di quanto sembrasse.

Per tutte le volte che mi sono sentita abbandonata, per tutte le volte in cui ho creduto di subire le decisioni degli altri senza capire che erano le migliori o le uniche che si potessero prendere, per tutte le volte che concentrata sul rancore non sono riuscita a dare il meglio di me, per tutte le volte che ho dovuto farcela da sola e soprattutto per tutte le volte in cui mi scordo che tutto scorre e quello che è ora non durerà sempre.


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