Powered by Blogger.

A' generosi giusta di gloria dispensiera è morte. ( U. Foscolo)

A rigor di logica questo post sarebbe dovuto uscire una settimana fa.


Silvia l'abbiamo salutata oggi, andandosene ha fatto sbocciare germogli ancora verdi, ha forzato la mano al tempo e Giulio e Flavio han dovuto maturare in fretta. Sta mattina mio zio ha ringraziato mia zia per aver assistito sua madre come se fosse la propria, vedendoli tutti e quattro ho pensato che è così che dovrebbe essere una famiglia, e che in fondo un po' sono anche la mia famiglia. Silvia non la conoscevo bene, aveva la durezza di quelle donne che hanno imparato a bastare a se stessa, fino all'ultimo giorno la sua preoccupazione maggiore era mantenere la sua dignità. Silvia viveva a Torino è venuta qua perché qua c'è l'aria buona, perché voleva farsi seppellire nella terra. Sta mattina al cimitero c'erano i fiori ancora freschi, era tutto così colore da sembrare quasi bello.

Nonna. L'ultima volta che ho sentito la sua voce è stato per telefono, mi ha detto che sapeva che non sarebbe più a tornata a casa. È passato più di un anno ma lo ricordo come se fosse ieri, le notti in ospedale, le preghiere e le lacrime versate di nascosto. Nonna ha lasciato la nostalgia per quell'amore incondizionato che mi ha sempre dato, ha lasciato il rimpianto delle cose non dette quando se ne aveva l'occasione. Il giorno del funerale siamo rimasti in piedi sotto il sole finché non hanno cementato anche l'ultimo mattone e io da allora, rimasta con solo più un nonno, non sono riuscita a smettere di pensare a quanto ci si senta sradicati senza nonni.

L'altra Silvia non l'ho mai conosciuta, se non attraverso parole nostalgiche. Il vuoto che ha lasciato è lo stesso che ha lasciato anche la mia di nonna, e ho capito che forse è proprio quello peculiare dei nonni. Lui dice che a Silvia sarei piaciuta e che mi avrebbe voluto bene, io per sicurezza quando vado al cimitero passo a trovare anche lei.

Zia Angela è stata la prima a capire che sua sorella aveva una vocazione, quando decise di venire qui a morire la giudicai egoista. Col senno di poi ho realizzato che alcune tragedie servono a tirare fuori il meglio di certe persone.Quando zia è morta eravamo tutti distrutti e fragili, una delle ultime volte in cui ho avuto modo di parlarle mi ha strappato la promessa che sarei andata a Taormina, io intendo mantenerla.

Marco aveva tre anni e io sei, quando i miei ce lo dissero si percepiva la loro inadeguatezza, il risultato fu la mia incredulità. Passarono anni e io accantonai il trauma, finché un giorno giocando a nascondino, nascosta sotto il letto dei mie nonni mi soffermai sulla foto di Marco nella cornice posata sul loro comò. La consapevolezza giunse come un pugno nello stomaco e fu troppo per una bambina di otto anni, le mie lacrime ironicamente le asciugò zia Angela.

Nessun commento:

Posta un commento