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True to the end


Vivo le conclusioni delle serie tv come le conclusioni delle amicizie, in qualche modo mi danno anche la percezione dello scorrere del tempo: mi sembra ieri che il mio migliore amico mi consigliò di guardare True Blood, e invece sono passati sette anni. Sette anni sono tanti, ho amici che conosco da meno tempo, fortunatamente l'inutilità delle ultime tre stagioni non me ne farà sentire la mancanza, è stato come quelle conoscenze che vanno avanti per pigrizia, come quella sfigatella che speri di scollarti dopo il liceo ma che continua imperterrita a chiamarti ogni week-end., come Sookie insomma.
La forza di True Blood stava nell'essere una satira dark splatter della società americana, nel rappresentare una minoranza costretta a muoversi in un contesto conservatore: i vampiri erano simbolo di tutti i diversi. Non so in quale modo la seria sia rimasta legata ai libri della Harris, quanto sia stata fedele ma sicuramente mi ha tolto ogni voglia di scoprirlo. È possibile che fino alla terza stagione abbia seguito True Blood per la trama, i personaggi e la filosofia che stava dietro il tutto, ma poi è successa una cosa: Alcide Herveaux. Da allora lo show è diventato solo esposizione di addominali e bicipiti scolpiti, e mentre c'è chi si consola cercando di aggiudicarsi all'asta i pigiami di Pam o l'abito da sposa di Jessica io continuo a googlare True Blood abs.

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